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Depressione dei figli piccoli: come riconoscerla e cosa fare
Oscillazione del tono dell’umore, pensieri tristi, isolamento e chiusura. Ma anche perdita di energie, facile affaticabilità e insonnia: sono alcuni dei sintomi che devono mettere in guardia i genitori e che possono annunciare una depressione da parte dei propri figli.
A spiegarci i sintomi, le cause e le possibilità di intervento Arianna Nardulli, psicologa, psicoterapeuta e Fondatrice del Centro Psiche.
La diagnosi in età prescolare, ma episodi anche tra 0 e 3 anni
«L’incidenza della depressione infantile nei primi anni di vita è di circa il 2%: si parla quindi di un episodio depressivo nel corso dell’infanzia. Per quanto riguarda la diagnosi di depressione, si è solito farla in età prescolare, tra i 2 e i 5 anni, ma si possono osservare alcuni episodi depressivi anche tra 0 e 3 anni, benché si tratti di una situazione molto più rara: in assenza di cure materne adeguate, il neonato può infatti sviluppare una forma di depressione definita “anaclitica”, in cui il piccolo, dopo aver pianto invano, tende a diventare indifferente, isolato, anaffettivo e privo di curiosità rispetto al mondo circostante. Inoltre, da un punto di vista dello sviluppo psico-motorio, può presentare ritardi nella deambulazione, nel controllo sfinterico e nel linguaggio».
I sintomi della depressione infantile
«La depressione infantile è un disturbo dell’umore che può essere di lieve o grave entità a seconda della compresenza, persistenza e intensità di alcuni sintomi:
- Abbassamento/oscillazione del tono dell’umore, pensieri tristi, voglia di piangere, isolamento e chiusura, difficoltà di socializzazione, perdita dell’autostima, sensazioni di inferiorità e di inadeguatezza, mancanza di interesse per le attività quotidiane, mancanza di progettualità, ansia da separazione.
- A livello fisico si osserva rallentamento psico-motorio, perdita di energie, facile affaticabilità, insonnia o ipersonnia diurna derivante da alterazioni del ritmo sonno/veglia.
- Le modificazioni cognitive indotte da uno stato depressivo inducono difficoltà di concentrazione e prestazioni scolastiche ridotte e si osserva una distorsione nella valutazione di sé e nell'interpretazione degli eventi esterni, che assumono una colorazione di tipo negativo».
I casi più gravi: sensi di colpa e di inutilità
«Nei casi più gravi sono presenti sensi di colpa (per cui il bambino si sente responsabile di accadimenti negativi esterni), di inutilità e idee di morte. I bambini con diagnosi di disturbo depressivo tendono a manifestare un "locus of control" di tipo esterno, in quanto si sentono impotenti di fronte agli eventi esterni che non riescono a modificare attraverso il loro comportamento. Nei casi in cui prevalgono rabbia, aggressività e perdita del controllo, la depressione infantile risulta essere correlata a disturbi d’ansia, della condotta e al disturbo oppositivo-provocatorio. Un altro tipo di disturbo depressivo poco frequente in età evolutiva è il disturbo maniaco-depressivo (detto anche disturbo bipolare) caratterizzato da un’alternanza tra periodi di umore depresso e momenti di euforia e irritabilità, che possono sfociare in veri e propri comportamenti aggressivi e antisociali. Un singolo episodio depressivo è spesso seguito da diverse ricadute. La depressione è infatti un disturbo ricorrente che si autoalimenta, in quanto l’umore depresso e lo stato di passività innescano un circolo vizioso da cui risulta sempre più difficile liberarsi».
Le cause sono spesso di tipo "reattivo"
«La cause possono essere molteplici, ma, nella maggior parte dei casi, le depressioni infantili vengono definite di tipo “reattivo” ossia come una reazione difensiva rispetto al contesto familiare e/o ambientale o, in alcuni casi, a eventi traumatici. Fondamentale è la qualità della relazione tra madre e figlio per un adeguato sviluppo della personalità e per prevenire qualsiasi disagio futuro legato alla sfera affettiva: modalità di accudimento troppo rigide o anaffettive, prive di gratificazioni verbali e contatto fisico, portano a un impoverimento psichico che può sfociare nella depressione. Successivamente, un comportamento aggressivo, respingente o svalutante da parte del genitore induce nel bambino un senso di rifiuto che spinge a chiudersi in se stesso e a compromettere le sue future capacità relazionali. Anche una separazione precoce dalla figura materna, quando il bambino non è pronto ad autoregolamentarsi nei suoi bisogni affettivi e fisiologici e non è ancora autonomo dal punto di vista relazionale, induce reazioni di protesta e disperazione, a cui segue una sorta di rassegnazione e di apparente distacco, con rinuncia alla relazione e successivo isolamento, senso di colpa e frustrazione (tratti tipici della depressione). L’angoscia di separazione si trasforma in un vero e proprio stato depressivo se i bisogni primari di accudimento e di gratificazione del bambino non vengono assolti dalla figura materna.
Sofferenza fisiologica vs sofferenza patologica
Bisogna distinguere uno stato di sofferenza fisiologica da una forma di depressione. Una sofferenza normale legata a un distacco graduale e in età adeguata porta il bambino ad esprimere un’alternanza di comportamenti di attaccamento e separazione, che possono favorire il processo di individuazione. La condizione depressiva, invece, deriva da una deprivazione precoce della situazione di benessere originaria con l’oggetto primario. Tale sofferenza induce una rabbia intensa che non può essere arginata e genera il sentimento di impotenza, tipico della depressione».
L'aiuto con l'arteterapia e il gioco
«Il bambino depresso non riesce a verbalizzare il proprio stato emotivo, perché non è in grado di riconoscere le emozioni negative e contrastanti che sente. Il piccolo va innanzitutto aiutato a parlare e ad esprimere i propri sentimenti di rabbia, impotenza, tristezza. Fondamentale è l'attività preventiva nei confronti della depressione infantile, svolta da genitori e insegnanti, in grado di cogliere i segnali di disagio del bambino e di individuare i fattori di rischio. Se non riconosciuta e trattata, la depressione può avere delle conseguenze importanti sullo sviluppo psicologico del bambino e può persistere fino in età adulta. La prognosi dipende dalla precocità e dall’appropriatezza delle cure. Il trattamento più efficace per ottenere risultati a lungo termine è la psicoterapia di orientamento psicoanalitico, rivolta al bambino e alla famiglia. La psicoterapia del bambino, oltre al colloquio libero, si avvale di svariate attività quali il gioco, l’arteterapia e il disegno spontaneo, che consentono al bambino di riprodurre simbolicamente desideri, esperienze, paure, fantasie. Nella stanza analitica del gioco, il bambino può far emergere le esperienze dolorose rimosse e, insieme al terapeuta, elaborarle. Oltre a lavorare con il bambino, per colmare le lacune affettive costruendo insieme a lui una prospettiva favorevole di sviluppo relazionale e di apertura alla realtà, occorre modificare le modalità disfunzionali della famiglia, ridefinendo le competenze genitoriali e riconoscendo le specifiche esigenze relazionali del piccolo per un corretto processo di separazione/individuazione. La terapia è sicuramente efficace e duratura perché il cervello dei bambini è molto plastico e le modificazioni cognitive, emotive e comportamentali in età precoce sono sicuramente più rapide».
Intervista alla Dott.ssa Arianna Nardulli
a cura di Giorgia Fanari
www.nostrofiglio.it